martedì 12 novembre 2013

È nato On (food)writing! Si, ma con calma

Ieri ero in vena creativa e ugualmente pensavo alle parole di Claudio su quello che è il mio lavoro finale per il corso di foodwriting che sto frequentando.

" Parla di quello che vuoi." mi dice.

Nell'ultimo incontro quindi l'ho reso partecipe del fatto che vorrei focalizzarmi sul foodwriting stesso, quindi la scrittura creativa legata al mondo del food.

E così ho aperto il blog che mi farà da base per questo mio lavoro finale.

Ho pensato di sviluppare il progetto on-line (tanto da qualche parte lo devo pur scrivere) e intanto che io riordino le idee, magari qualche aspirante blogger ne trae giovamento.

Quindi apro WordPress, impagino, scelgo il template, creo la foto e lo stile. Apro le pagine Social di riferimento e felice vado a nanna.

Stamattina mi sveglio con un monito da una persona che ritengo valida e i cui consigli sono come l'olio al tartufo sulla costata. Lei è brava davvero e di esperienza ne ha da vendere.

Quindi dopo avermi "cazziata" per le "è" maiuscole con l'apostrofo (ma è davvero grave come un congiuntivo sbagliato?!?!?!) mi ha detto di fare attenzione perché è una scelta piuttosto rischiosa quella di insegnare qualcosa che si sta ancora imparando e si rischia di bruciarsi prima del tempo.

Ho sorriso, l'ho ringraziata mentalmente e poi ho riflettuto un sacco su quelle parole.
Soprattutto sull'ultima: insegnare.

Sono giunta alla conclusione che non voglio insegnare niente a nessuno in realtà. Che dietro alla cattedra non ho mai desiderato sedermi; nemmeno alla fine del mio percorso in lingue ho mai sognato di diventare professoressa di inglese o spagnolo.

Più che altro sono quella che ti passa i suggerimenti durante il compito in classe e ti fa prendere sette e mezzo invece di sei, sono quella con cui ripetere la lezione, che ti dice che Napoleone è un gran paraculo nel momento in cui devi ricordarti che dopo la Campagna d'Egitto ha fatto la bella e non ha detto niente a nessuno, tornando in Francia con le orecchie basse. Insomma sono quella che studia ma lo fa per divertirsi in primis. Quella che la sindrome della maestrina dalla penna rossa ce l'ha come no. Sono quella nel mezzo.

E così sarà il mio blog.

Se desiderate un approccio accademico, via! via!, non è il posto per voi. Non ho mai amato i classici e ho sempre preferito gli scrittori americani a quelli inglesi (l'aria da ubriacone bastardo di Hemingway vinceva su tutto.)

Se desiderate iniziare un viaggio con me e farlo attraverso parole e concetti nuovi, con leggerezza, spensieratezza e modi non sempre convenzionali, allora forse una letta dategliela.
Non voglio insegnare a nessuno, sapevatelo.
Voglio condividere e crescere grazie anche a chi vorrà leggermi.
Troverete tante informazioni a modo mio (vorrei raccontare di Google Analytics senza sembrare Sheldon di "The Big Bang Theory"), qualche cazzata -si, dalle mie parti si può dire-  e, mi auguro, la spinta per aprire un blog tutto vostro.

Questo faccio, questo sono, questo spero vi piaccia alla fine.

Su questo blog troverete tutto il resto. Ricette, racconti, FoodNews.

Ma ciò che vi avevo raccontato in questo post, da oggi, lo trovate su On (food)writing





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